martedì 24 luglio 2007

Il "Bianco e nero" di Cristina Comencini

«Per la prima volta in Italia una commedia sbeffeggia i luoghi comuni e i cliché che regolano i rapporti tra bianchi e neri, nella fattispecie tra italiani e africani». Così Cristina Comencini ha sintetizzato, in una conferenza stampa all’Istituto Austriaco di Cultura di Roma, il leit motiv del suo prossimo film, «Bianco e nero», che è giunto alla settima settimana di riprese sulle dieci previste.

La pellicola, dal costo di 5,1 milioni di euro, è interpretata da Fabio Volo, Ambra Angiolini e dai due attori di origine africana Aissa Maiga e Eriq Ebouaney e vede la partecipazione di Katia Ricciarelli, Anna Bonaiuto e Franco Branciaroli.

Prodotta da Cattleya e Rai Cinema e distribuita dalla 01 Distribution, arriverà nei nostri cinema all’inizio di gennaio 2008. «Voglio far ridere parlando del rapporto tra razze diverse, tra bianchi e neri - ha detto la regista. - Ho deciso di affrontare un tema spesso trattato in maniera drammatica, con leggerezza e umorismo, sottolineando l’allegria e la forza anche comica che scaturisce dall’incontro di due mondi lontani, tra persone diverse. Mi sono divertita a sbeffeggiare i clichè che condizionano i bianchi nei confronti dei neri e quelli, altrettanto perentori, che condizionano i neri nei nostri confronti».

Il film della Comencini racconta la storia di una donna, Elena (Ambra Angiolini) che è impegnatissima nel mondo della mediazione culturale e costringe il marito, Carlo (Fabio Volo), a presenziare alle serate di beneficenza. In una di queste l’uomo, che non si sente affatto vicino a quel mondo, incontra un’africana bellissima, moglie di un raffinato intellettuale nero e tra i due scocca la scintilla che porterà, in un susseguirsi di situazioni comiche e grottesche, all’inevitabile epilogo.

«Ho voluto fare una commedia paritetica - ha spiegato ancora la Comencini - in cui non c’è la prevalenza di un mondo sull’altro e dove non ci sono razze diverse ma solo persone diverse: la mamma di Carlo, Katia Ricciarelli, è una donna povera e ignorante e viene trattata con supponenza dai genitori alto-borghesi di Elena. Il personaggio di Eriq, invece, è un ricco intellettuale ed è molto più colto ed evoluto del suo antagonista bianco».

Realizzare una pellicola che «è totalmente una commedia» dopo il dramma pluripremiato «La bestia nel cuore» è una scelta che la Comencini ha maturato un anno fa dopo aver «scoperto l’Africa» girando un documentario in Rwanda per il Comune di Roma. «La realtà di quel Paese mi è apparsa diversa dall’immagine prefabbricata che avevo dell’Africa e dei neri - ha spiegato ancora -. Mi sono accorta che esisteva una distanza enorme tra bianchi e neri ed entrambi eravamo accomunati da un’altra forma di apartheid: non mischiare le nostre vite.

Così ho immaginato una storia, a casa mia, a Roma, fra persone simili non separate da distanze di classe o di livello culturale, ma solo dal desiderio di tenersi lontane». La regista ha poi detto di concordare in parte col collega Vincenzo Salemme, che ha dichiarato che il male del cinema italiano è che gli autori spesso si vergognano di fare commedie e trovano disdicevole far ridere. «In realtà - è l’opinione della Comencini - le commedie si fanno ancora, anche molte. Di certo, però, non se ne fanno come alcuni anni fa e sono effettivamente poche quelle di alta qualità. Non credo comunque che gli autori di commedie siano in calo: penso, tra gli altri, a Verdone o a Virzì».

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