lunedì 16 luglio 2007

Nasce il cellulare che trasferisce denaro

Nostro figlio sta al mare. Se la spassa a Rimini, a Lampedusa, a Ischia fino a quando, è un classico, perde tutti i soldi e ci manda un disperato Sos. La soluzione in questi casi è mandargli il denaro della salvezza dalla nostra banca, dall'ufficio postale o dal computer di casa. I tempi di arrivo del bonifico restano però lunghi, incerti. E allora le Poste Italiane immaginano un percorso diverso e più semplice, se funzionerà.

I soldi partiranno da un cellulare targato Poste Mobile (quello di papà) e arriveranno alla carta Poste Pay del figlio. Poste Pay è una prepagata capace di funzionare come un piccola carta di credito, in Italia come all'estero, ed è anche ricaricabile. Nelle simulazioni che le Poste fanno in questi giorni, l'invio del denaro si realizza con sei clic: entro nel menu del cellulare; decido l'importo; indico mio figlio come beneficiario; digito il codice segretissimo; invio i soldi e infine ricevo un messaggio Sms a conferma che il trasferimento è andato a buon fine.

Con la stessa tecnica si potrà trasferire, in tempo reale, denaro o traffico telefonico anche da cellulare a cellulare.

Quello delle Poste sarà un telefonino, dunque, oppure sarà qualcos'altro? Massimo Sarmi, amministratore delegato di Poste Italiane, lo dipinge come un oggetto diverso dai cugini di Tim, Vodafone, Wind o Tre. Questa macchina - in vendita in tempo per il prossimo Natale - telefonerà, è chiaro. Invierà e riceverà messaggini ed Mms. "Ma il suo valore aggiunto", spiega Sarmi, "è che sarà anche un mezzo di pagamento. Veloce, sicuro, semplice: così lo vorremmo".

D'altra parte le Poste sono diventate altra cosa rispetto a un'azienda che consegna lettere. "Siamo ormai leader nei sistemi elettronici di pagamento", dice Sarmi, "con 20 milioni di transazioni prevalentemente finanziarie gestite in tempo reale e quasi 10 milioni di carte di pagamento", di cui 3,24 milioni di Poste Pay. Il nuovo telefonino delle Poste non può non incrociare questo fiume di denaro che è in viaggio. Dentro questa logica, potremo usarlo, ad esempio, per pagare un bollettino postale.

I tecnici delle Poste, che lavorano a braccetto con quelli della Accenture, non dimenticano però l'antica missione di consegnare lettere anche raccomandate o urgenti. "Vorrei che il nostro cellulare", dice Sarmi, "permettesse di mandare un telegramma su carta azzurra all'amico che ha avuto un bambino, e la carta sarà rosa se gli è arrivata una bambina".

Roba da giovani e solo per giovani? Sarmi è convinto di no. "Mia madre ha 85 anni e maneggia piuttosto bene il suo telefonino. Certo, un ruolo di supporto lo avrà il postino. Supponiamo che il nostro portalettere consegni un pacco e debba incassare un importo, che so?, di 10 euro. La signora che lo riceve potrà anche pagare con il suo cellulare, scalando la somma dal credito. E se non lo saprà fare, sarà il postino ad assisterla nella transazione".

Poste Italiane sta investendo 20 milioni nell'affare dei cellulari parlanti e paganti (più 66 mila 500 euro di contributo ministeriale annuo già versati). E' stata costituita una società apposita, Poste Mobile, con Roberto Giacchi come amministratore delegato. E lo stesso marchio, Poste Mobile, comparirà sui telefonini. "Da un lato - spiega Sarmi - volevamo che ci fosse la parola Poste perché unisce, penso, tradizione e capacità di innovare. La parola "mobile", poi, è semplice e immediata. Come semplice vorremmo che fossero i nostri servizi, i nostri cellulari".

E il prefisso? Com'è noto, le Poste non hanno una rete propria di ripetitori. Per lanciare il servizio di telefonini, noleggiano la rete di antenne di Vodafone (per questo le Poste sono ribattezzate "operatore virtuale"). Sempre Vodafone dovrà fornire alle Poste il prefisso e i numeri necessari a raggiungere i cellulari. Al momento, Vodafone dispone di numeri che iniziano con il 377. E saranno questi a finire alle Poste, a meno che la società di Sarmi non chieda alla società alleata di bussare alla porta del ministero per ottenere un prefisso nuovo.

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