giovedì 19 luglio 2007

Nasce l'HUSPA, la banda larga mobile abbraccia il social network

Il tallone d’Achille della connettività mobile a banda larga è sempre stata la velocità di upload, ovvero quando il contenuto viene inviato verso la rete e non scaricato. Il gestore telefonico Tre Italia, in collaborazione con Ericsson, è pronta a stravolgere e rivoluzionare quello che è considerato un difetto nell’era del Web 2.0 e dei social networks, lanciando il prossimo Natale l’HSUPA, acronimo di High Speed Uplink Packet Access. Nonostante la tecnologia UMTS abbia permesso infatti di usufruire di connessioni mobili veloci a tal punto da essere paragonate in fase di download a quelle fisse, la velocità in upload è sempre stata limitata a poche manciate di kbps, circa 64 al massimo. Con l’HSUPA diverranno circa 5,76 Mbit/s, ovvero quasi cento volte maggiori, permettendo di mandare on line un video in meno di due minuti quando prima ce ne volevano molti di più con l’UMTS e addirittura cinquanta se connessi con il GPRS. Al momento, così come oggi ha mostrato l’amministratore delegato di Tre Italia Vincenzo Novari alla presenza del ministro della Comunicazione Paolo Gentiloni, la velocità massima raggiunta è stata di circa 1,4Mbit al secondo, cifra comunque ragguardevole se rapportata alla tecnologia precedente. Inoltre, diminuisce il tempo di attesa quando si effettuano richieste al provider, caratteristica fondamentale per chi si diletta nel gaming on line.

“Si tratta di un momento storico per l’informazione”, ha detto Novari. Attraverso l’HSUPA, infatti, il futuro del social network e dei contenuti editoriali generati dagli utenti (UGC) non verrà più rallentato e già nel 2012, secondo le stime diffuse dallo stesso amministratore delegato, il numero di connessioni al web via UMTS mobile sorpasseranno quelle fisse, rappresentate da ADSL e fibra ottica. Si parla, addirittura, di 1 miliardo di persone che potranno usufruire di questi servizi. E basta solo vedere il trend di crescita previsto delle connessioni 3G dal 2007 al 2008, che parla di un incremento dell’83% degli utenti.

L’Italia, spiega Novari, è stata scelta per i test perché si tratta “del Paese al mondo con il più alto tasso di penetrazione dell’UMTS”. E le cifre parlano chiaro. Il traffico giornaliero registrato dall’operatore è stato, a giugno 2006, pari a circa 0,15 terabyte. Sei mesi dopo il dato era triplicato, facendo registrare 0,5 TB. Il mese scorso, un anno dopo, è stato raggiunto un traffico pari a 2,5 TB giornalieri. “Un merito – sostiene l’ad del gruppo in Italia – va riconosciuto a Tre Italia. E’ stata la lepre, e ha fatto sì che tutti gli altri operatori la rincorressero con investimenti e ricerche tecnologiche”.

A fare eco alle parole di Novari è stato Cesare Avenia, amministratore delegato di Ericsson Italia. “Nel nostro Paese, a differenza di altri, il test di questa nuova tecnologia è stato fatto su reti occupate da veri utenti e non su quelle vuote”. Così facendo, il servizio che verrà proposto tra sei mesi sarà più efficiente grazie proprio alle prove ‘sul campo’. Secondo i dati dell’azienda svedese, nel 2012 ci saranno circa 600 milioni di abbonamenti di banda larga mobile. Di questi, il 71% saranno HSPA, ovvero l’UMTS ad alta velocità, mentre appena il 2,7% sarà occupato dal classico UMTS e il 2,5% dal Mobile WiMax. E tanto, annuncia Avenia, tra qualche anno arriverà un’altra tecnologia a banda larga, “l’LTE, che offrirà connessioni nell’ordine dei 50Mbit al secondo”.

Plaude a quella che Tre Italia chiama la banda larga ‘democratica’ il ministro Gentiloni che è stato a sua volta soggetto di un test per mostrare l’efficacia della tecnologia. Al momento del suo arrivo, infatti, il ministro è stato intervistato con un videofonino. Il video è stato uplodato in pochissimi secondi, attraverso una connessione HSUPA, al server della sede milanese della televisione digitale di Tre Italia e trasmesso ai presenti, mentre lo stesso Gentiloni era seduto in sala. “Si tratta di una tecnologia non più passiva, non ci sono più solo broadcaster e fornitori di contenuti – ha detto il titolare delle Comunicazioni – ma anche gli utenti potranno ovunque si trovino diventare a loro volta broadcaster. Una vera e propria rivoluzione che però – avverte – ha anche i suoi contro. Basta prendere i recenti episodi di bullismo e di pedopornografia on line” per mostrare che se da un lato c’è “una straordinaria innovazione”, dall’altro c’è il rischio che “questi fenomeni si amplifichino proprio grazie ai tempi ridotti nel poter inviare il materiale”.

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