giovedì 26 luglio 2007

Tv digitale in tutta l’isola

Un salto da Tiscali, nel quartier generale di “Sa Illetta”, prima di spiegare il digitale che verrà al popolo di addetti ai lavori che l’attendeva, con impazienza, a palazzo Regio per il convegno organizzato da Fnsi (c’era il presidente Fraco Siddi), Assostampa sarda (Francesco Birocchi) e Usigrai, alla presenza dell’Ordine dei giornalisti (rappresentato dal presidente Filippo Peretti).

Atterrato a Cagliari con tre quarti d’ora di ritardo, il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni ha voluto mantenere la parola con il management dell’internet provider cagliaritano che l’aveva espressamente invitato, proprio nel giorno in cui si apprende che la Deutsche Bank possiede il 2,092 per cento della società guidata fino al 2004 da Renato Soru. Il quale non è voluto mancare al rendez vous con un ministro “amico” per comunicargli la sua intenzione di dar vita a una Rai regionale.

Quindi, il messaggio rassicurante, indirizzato ai sardi: tranquilli, il passaggio completo dalla televisione analogica a quella digitale in Sardegna avverrà nel marzo 2008. Secondo il ministro il bilancio della sperimentazione «è fondamentalmente positivo e spinge ad andare avanti in Sardegna e nel resto d’Italia». Gentiloni ha anche auspicato che nella tv digitale possano confluire nuovi contenuti. «Il governo farà la sua parte con risorse aggiuntive - ha sottolineato - ma c’è bisogno di nuovi programmi da parte degli editori, perchè l’attrazione della tv digitale dipende dal fatto che ci si sposta in un mondo televisivo che propone un’offerta migliore: più programmi, più informazione e più fiction».

Il ministro ha anche fornito i dati degli ultimi quattro mesi sulla diffusione del digitale.

Se a livello nazionale la percentuale di persone che seguono la tv attraverso il digitale terrestre è quantificabile tra i il 2 e 3 per cento, l’area di Cagliari ha raggiunto un tasso di copertura del 45%. Le persone che, invece, seguono la tv attraverso piattaforme digitali «quali che siano, per esempio in satellitare», raggiungono la percentuale del 17% in Italia, tasso che sale al 54-55% nell’area di Cagliari e del 62-63% in Valle d’Aosta, altra regione scelta insieme alla Sardegna per la sperimentazione del digitale.

Eccolo, Soru, al quale piacerebbe da morire diventare editore. Secondo il governatore, «la Regione non investirà né sulla interattività a 56k del digitale terrestre né sul consorzio Sardegna digitale». Soru ha auspicato che la Sardegna possa disporre una «propria Rai regionale» su cui vigilino 50 “saggi” per il diritto all’accesso e l’imparzialità dell’informazione. Un contratto di servizio, magari definito con una legge regionale a cui si aggiungerebbe un canale aggiuntivo a disposizione della Regione per garantire l’accesso alle informazioni istituzionali.

«Non penso a un canale in mano alla politica - ha spiegato Soru - ma non in mano agli editori e non in conflitto con la televisione locale». Si tratterebbe in sostanza di una integrazione alla comunicazione istituzionale che oggi passa attraverso il sito della Regione Sardegna, visitato ogni giorno, secondo i dati forniti dalla stesso Renato Soru da settantamila utenti unici.

A questo proposito il governatore ha anche auspicato che le frequenze possano essere liberate a favore della Regione, dello Stato e del sistema pubblico per poter trasmettere gratuitamente le informazioni.

«La Regione - ha concluso il presidente - non ha interesse che quelle stesse informazioni che si trovano sul sito possano essere veicolate attraverso una rete chiusa e magari a pagamento».

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